In India le suore insegnano nelle numerose scuole appartenenti alla congregazione, curano i malati e si preoccupano della prevenzione di lebbra, TBC e AIDS; aiutano le famiglie povere che vivono in affitto a costruirsi una casetta di proprietà, insegnano alle donne a lavorare nei laboratori di sartoria per potersi guadagnare il necessario per vivere.
A Chouttupal e Samaladivi, nello stato dell’Andhra Pradesh (uno dei più poveri dell’intera India) è stata aperta un’attività per le ragazze povere: costruiscono stabilizzatori elettrici per una fabbrica e così hanno modo non solo di guadagnare qualcosa, ma di imparare a vivere insieme, apprezzare il lavoro e sentirsi utili, acquistando ogni giorno di più in dignità e dunque crescendo nella speranza.
Fin dall’arrivo in queste terre, le suore hanno lavorato per i più poveri, con progetti mirati alla prevenzione della lebbra, progetti che hanno portato, nelle zone raggiunte da questo servizio, alla scomparsa di tale malattia. Una delle attività attuali è l’assistenza ai malati terminali, con un hospice che accoglie persone povere all’ultimo stadio del cancro. In tutto questo non si fanno differenze tra cristiani, indù e musulmani.
Le suore sono impegnate anche nell’apostolato parrocchiale, con la catechesi e l’animazione della liturgia, la predicazione di ritiri e la cura pastorale di gruppi di bambini, giovani e adulti.
È difficile definire l’India, terra multiforme per cultura, religioni, tradizioni, lingue. Le suore operano in cinque diversi stati e si riscontra naturalmente qualche difficoltà nel far crescere insieme nella prima formazione sorelle provenienti da stati diversi.
Ma così le nostre comunità diventano un segno, perché mostrano che, nel nome di Cristo, è possibile l’unità nella diversità, è realizzabile concretamente il rispetto dell’altro, perché in lui o lei riconosciamo qualcuno che cammina sulla nostra stessa strada, che desidera la felicità e anela alla vita eterna.