L’Eucarestia ci parla dell’immensità dell’amore di Dio per noi, del suo desiderio di essere uno con noi e di rimanerci accanto durante tutto il nostro pellegrinaggio terreno. Don Didaco Bessi ha avuto modo di sperimentate nella sua vita la ricchezza inesauribile che proviene dal SS.mo Sacramento, davanti al quale trascorreva parte delle sue giornate in adorazione, tanto da riportarne i segni nel suo corpo, per il lungo tempo trascorso in ginocchio. Il Servo di Dio ha fatto di Gesù Sacramentato il centro propulsore della sua vita, soprattutto perché ha compreso fino in fondo di essere lui stesso, insieme ad ogni persona al centro dell’amore di Dio, oggetto della sua tenerezza e della sua misericordia infinita. Ecco lo stupore e la gratitudine davanti a tanto amore, davanti al dolce abbassarsi di Dio verso l’uomo. Contemplare l’Eucarestia poi lo ha reso capace di guardare la realtà mettendosi sull’esempio di Gesù dalla parte dei piccoli, dei poveri, degli emarginati, di coloro che non contano niente, di coloro che vengono scartati dalla società perché non ritenuti abbastanza efficienti, come se il valore della persona umana si misurasse da questo e non dalla sua capacità di amare e di essere amata; questo ha significato concretamente per lui occupare l’ultimo posto, perché è solo da lì che si possono scorgere le necessità dei fratelli e andare incontro ad essi in spirito di servizio, inteso come la forma più alta di amore.
Per il fondatore non c’è alcun dubbio che l’Eucaristia deve occupare il posto centrale nella vita di ciascuna delle suore e nella Congregazione stessa. Egli desiderava ardentemente che le sue figlie fossero animate da quell’amore specialissimo nei confronti del loro Sposo dolcissimo Gesù Sacramentato, come era solito chiamarlo, al quale deve andare il primo e l’ultimo loro pensiero. I suoi sentimenti si manifestano nel discorso che tenne in occasione del giorno in cui il SS.mo Sacramento fu messo nella cappella delle suore:
“Ed oggi è il giorno fortunatissimo, solennissimo, in cui io, vostro indegnissimo Direttore e Padre Spirituale in questo Ciborio metterò il vostro Sposo dolcissimo Gesù Sacramentato […]. Per il primo, esulto e mi rallegro io, vedendo coronati i miei santi desideri, penando che per ciò che riguarda la parte spirituale dell’Istituto, questi con la permanenza di Gesù in Sacramento, ha tutto ottenuto, e quasi ripeterei il Cantico del Santo Vecchio Simeone: […] Signore, amabilissimo Gesù Sacramentato, ora morirei contento, non solo, ma contentissimo, perché ho collocato Voi nell’Istituto, che siete quel Dio onnipotente, a cui tutto e possibile”.
Le virtù che permetteranno alle suore di rimanere unite a Gesù Sacramentato sono l’umiltà, la rassegnazione ai divini voleri e la santa dolcezza, a cui si deve aggiungere una continua meditazione della Passione di Cristo. Da questo dipende la santità delle suore e la prosperità dell’Istituto. Inoltre don Didaco supplica la Vergine Maria, Patrona dell’Istituto di concedere a grazia di avere nell’Istituto stesso l’adorazione perpetua.
Il Servo di Dio inoltre invita le suore a formarsi alla scuola dell’Eucarestia, tramite la comunione quotidiana e l’adorazione, ai piedi della quale si impara quell’amore oblativo verso il prossimo, che porta alla dimenticanza di sé. In ogni persona e in particolare nei più bisognosi e sofferenti esse sono chiamate a vedere quello stesso Gesù che contemplano nel SS.mo Sacramento, sulla base delle parole del Signore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Per don Didaco le suore devono lasciarsi plasmare dall’Eucarestia per diventare anche loro pane che si lascia spezzare per amore del prossimo. Nell’Eucarestia Cristo che si fa povero, ultimo degli ultimi, e ci chiede di metterci accanto a coloro che vivono ai margini della società e che come l’Ostia consacrata sono anch’essi sacramento della sua presenza. Per don Bessi è chiaro che la relazione profonda con Gesù Sacramentato deve portare necessariamente all’esercizio della carità operosa verso il prossimo e decide di fondare l’Istituto perché le sue figlie, animate da un amore sincero nei confronti del Signore, andassero incontro a quelli che erano i bisogni effettivi della gente del suo tempo, quindi nel servizio dei malati, dei poveri, delle orfanelle, a favore della promozione delle donne, le cui condizioni erano spesso drammatiche. Solo se ci si esercita attraverso la fede a riconoscere Gesù che si nasconde nell’Eucarestia allora lo si potrà riconoscere anche nella persona di chi soffre.
Questo amore per l’Eucarestia che don Didaco ha cercato di trasmettere alle sue figlie spirituali, più con l’esempio della sua vita che con le parole, sta portando ancora oggi i suoi frutti. In tutte le comunità della Congregazione ogni giorno viene esposto il Santissimo per l’adorazione dalla quale poi scaturisce il servizio verso ogni povero che il Signore ci dona di incontrare e che ha ora il volto del malato, ora dell’anziano, ora della persona depressa, ora di chi vive nella solitudine o nella disperazione… Dalla contemplazione del Figlio di Dio che si fa pane spezzato per amore, nasce il desiderio di portare quell’amore e tutti, cercando di far sì che ognuno si senta amato e apprezzato per quello che è, perché creato a immagine e somiglianza di Dio.