Casa – Madre

La casa madre di Iolo è la culla della Congregazione. Nel lontano 1895, il Fondatore don Didaco Bessi aveva riunito in questa casa alcune giovinette, perché da questo luogo si irradiasse la testimonianza dell’amore misericordioso del Signore. Uno dei capisaldi di questa testimonianza era, già da allora, la visita e l’assistenza agli ammalati, specie ai morenti: un compito che ancora oggi noi, Domenicane di Santa Maria del Rosario, portiamo avanti qui a Iolo, nella nostra moderna ed accogliente RSA.

Fino a dopo la Seconda guerra mondiale, le Suore non disponevano di spazi adatti all’accoglienza degli ammalati e degli anziani. Esse andavano nelle famiglie a “far nottata”, cercando di portar sollievo non solo agli infermi, ma anche ai loro cari.

Nel paese di Iolo si trovavano persone sole, abbandonate, anziane. Il segno dato dalla Provvidenza per il cambiamento fu il crollo di una casa dove abitava una anziana coppia. I due poveretti avevano perso tutto e si rivolsero all’allora Superiora Madre Rosa, che li accolse così come poteva. Come di solito succede, una volta detto il primo “sì” sono arrivate altre richieste: il bisogno degli anziani è diventato una priorità non solo a Iolo, ma ovunque. E così, a piccoli passi, siamo arrivate ad oggi.

Recentemente la struttura di accoglienza è stata completamente rinnovata, grazie alla generosità dei coniugi Livio e Luisa Camozzi, dai quali, per riconoscenza, la nuova RSA ha preso il nome.

La struttura è ora un fiore all’occhiello della Congregazione: è accogliente, funzionale, comoda e bella. Al momento ospita 77 anziani, quasi tutti non autosufficienti e affetti da gravi malattie come il morbo di Alzhaimer o gravi demenze senili.

Al centro della casa vi è la cappella, punto nevralgico da cui tutto parte e tutto ritorna. La cappella di stile moderno è bella ed accogliente e conserva le spoglie del Fondatore Didaco Bessi. Don Didaco già alla fine del 1800 aveva sognato per il paese di Iolo una struttura per anziani: questo sogno è divenuto realtà ed è portato avanti dalle sue figlie che si impegnano ad essere non solo professionali nel loro lavoro di infermiere e nella cura del corpo, ma anche “specialiste della misericordia” testimoni dell’amore di Dio verso i più poveri e abbandonati.