Fervorino per la notte del S. Natale 1893
Fervorino per la notte del S. Natale del Servo di Dio Didaco Bessi1
Dio aveva creato l’uomo in uno stato di felicità, lo aveva improntato della sua stessa immagine e somiglianza, e lo aveva reso abile alla divina beatifica visione. Ma quest’uomo abusando del libero arbitrio, cadde nell’abisso di ogni male; nella pessima delle schiavitù, nella schiavitù del peccato. Pure Dio tutto amore per l’uomo, volle redimerlo da quella schiavitù, vestendosi della sua umanità, cioè della sua miseria.
Ed or fa2 diciannove secoli che nell’umile capanna di Betlem, nei rigori invernali3, nacque da Maria sempre Vergine l’Unigenito del Divin Padre, il Verbo incarnato, Gesù Redentore. O prodigio di umiltà! Il suo palazzo è una stalla, una grotta; rozzi pannicelli sono la regia sua veste; il suo trono, una mangiatoia, egli stesso non più che un bambino. Oh Gesù, Maria, Giuseppe, famiglia santa, per voi non vi è posto nell’albergo, siete troppo poveri da esservi alloggiat! Non erat eis locus in diversorio4. Una stalla, dove son legati un bue e un asinello, gli è quanto rimane per voi nella Città. Oh come si abbassa il nostro orgoglio, come si confonde la nostra superbia,5 Dilettissime, nel vedere che il Creatore di tutte cose, il Padrone dell’universo, Colui che con un solo atto della volontà può fare subissare la terra, non ne ha un palmo ove posare il piede. Sia gloria dunque a questo Dio annichilato! Egli si è umiliato fino alle bassezze della terra? Gloria a Lui nelle altezze dei Cieli. Uniamoci, o Dilettissime, all’innumerabile moltitudine degli eserciti celesti, e alziamo sino al (2) Cielo le nostre voci e i nostri cuori per cantare con tutta la Chiesa: Gloria in excelsis Deo.
Nonostante che Gesù Cristo nascesse povero, e in un vilissimo luogo, pure gli Angeli suoi scendono dal Cielo e fanno sapere al mondo che tutti gli uomini debbono rallegrarsi, perché è venuta la loro salute; propter nostram salutem descendit de coelis. Sì, la nascita di Gesù ha riconciliato gli uomini col suo Divin Padre; ha riunito i Gentili e gli Ebrei; ha distrutto tutte quelle odiose distinzioni di Greco, e di Barbaro, di Romano e di Scita; e di tutti i popoli non ne ha formato che uno solo. Egli è divenuto la nostra pace, la nostra riconciliazione, la pietra angolare che unisce e lega tutto l’edifizio. Noi siamo i figliuoli di un medesimo padre, gli eredi del medesimo regno, i cittadini della stessa eterna città. Egli è venuto in questo mondo non per chiamare i giusti, ma i peccatori; non per condannarli, ma per salvarli; non per essere il loro giudice, ma il loro Salvatore, il loro Gesù.
Ma basta ciò, Dilettissime, per tenere uniti insieme i Cristiani, pei quali Gesù Cristo si è incarnato, ha patito è morto? oh Dio! Il Cristianesimo, che dovrebbe essere per eccellenza l’unione dei cuori il vincolo dei fedeli fra loro, e di Gesù coi fedeli; che dovrebbe esprimere un’immagine del Cielo sopra la terra; ai giorni nostri il Cristianesimo non (3) è altro che un teatro crudele di dissenzioni e discordie. La guerra e il furore pare che abbiano fissata un’eterna dimora fra i Cristiani; e la Religione che dovrebbe unirli, li divide.
E che cosa potremo far noi, o Dilettissime, in questo stato di cose? preghiamo, affinché Gesù Cristo rinasca in tutti i cuori; e in questa notte, in questo momento in cui la vostra fervorosa pietà si eleva al Dio infante, pregatelo acciocché nei petti oppressi dal peso dei mali ravvivi la fede e la speranza, raddirizzi le aberrazioni degli intelletti, corregga le abominazioni dei cuori, e ristabilisca il regno dell’amore. E questo bambino, questo Verbo, vivo, personale, presente, nella sua vera divinità, nella sua vera umanità da lui assunta affine di ricrearla alla grazia alla vita; questo Unigenito di Dio, consustanziale al Padre; è qui in Sacramento, sotto umili e povere specie, proporzionate alla nostra limitazione6, tutto disposto, tutto ardente di desiderio di unirsi a voi per farsi vostro cibo vostro7 nutrimento. Venite dunque, e l’amore vostro per Gesù, lo compensi ora e sempre, finché vi basti la vita, di tanti oltraggi che Egli riceve in questo Sacramento.
1 Cfr. sopra, Disc. “Fervorino per la notte del Natale 1893”.
2 I 1888 anni
3 Md nei rigori invernali
4 Md Non erat eis locus in diversorio
5 Md come si confonde la nostra superbia
6 Md proporzionate alla nostra limitazione
7 I cibo, vostro