La Pentecoste
Il discorso del Servo di Dio Didaco Bessi
La Pentecoste
La parola Pentecoste è derivata dalla lingua greca1 a significare cinquantesimo. Come gli Ebrei celebravano la festa della pubblicazione della legge di Mosè che fu fatta cinquanta giorni dopo la loro liberazione dalla schiavitù di Egitto; così i Cristiani celebrano solennemente la discesa dello Spirito Santo sopra gli Apostoli che avvenne cinquanta giorni dopo la Resurrezione. Questo fatto grandioso e divino rinnuovò il mondo. Ed invero fu in quel giorno che il divino spirito, il quale sino allora non erasi comunicato che colle sue grazie, si communica in persona, sì è in quel giorno ch’egli riempie non solamente gli Apostoli, ma tutta la terra d’una presenza intima e particolare, che si fa sentire coi benefizii i più segnalati. Spiritus Domini replevit orbem terrarum. Benediciamo il Signore di questo immenso benefizio; ma nel tempo medesimo adoperiamoci di renderci degni di quella settemplice corona di doni ch’Egli è venuto a posare sul nostro capo. Noi non possiamo meglio, o Revdē Madri, conoscere la felicità di un anima che riceve lo Spirito Santo e gli ammirabili effetti che produce, che da quegli che produsse negli Apostoli, allorché scese su di essi. Ed invero che erano gli Apostoli prima della venuta dello Spirito Santo? Uomini semplici e grossolani, che non sapevano altra cosa, che l’arte di condurre una barca. Egli è vero che erano stati istruiti alla scuola di Gesù Cristo, che aveva loro spiegato per tre anni le verità del regno di Dio. Ma il loro spirito era involto da sì dense tenebre, che non ostante le istruzioni che avevano ricevuto dal loro divino Maestro, nulla comprendevano dei molti misteri, ch’egli veniva loro proponendo: et erat verbum istud absconditum ad eis. Essi si scandalizzavano dei patimenti, non volevano credere alla sua resurrezione, diffidavano delle promesse che loro aveva fatte, a tal segno che Gesù medesimo, prima di salire al Cielo fece loro rimproveri sopra la loro incredulità e durezza di cuore: exprobravit incredulitatem eorum et duritiam cordis. Questa ignoranza era inoltre accompagnata da molta debolezza e timidità. Essi la fecero assai comparire nel tempo della passione del Signore, poiché gli uni lo abbandonarono, un altro lo abbandonò alla sola voce della fantesca; e sebbene Gesù fosse resuscitato ed avesse dato loro segni della sua resurrezione, se ne stavano nascosti né ardivano comparire in pubblico per timore della persecuzione dei Giudei. Essi insomma prima della venuta dello Spirito Santo erano pieni d’imperfezioni ed intendevano le cose di Dio molto materialmente. Ma tornate a vederli dopo che ebbero ricevuto lo Spirito Santo: voi non riconoscete più in essi i poveri e ignoranti pescatori. Imperocché essi divennero uomini affatto nuovi: furono illuminati nelle sublimi cognizioni ed istruiti dei divini misteri. Le ardue verità della religione che dianzi non intendevano, comparivano ora chiarissime alla loro mente. Quello che i sommi filosofi dell’antichità non poterono giammai imparare e conoscere nemmeno con lunghi e faticosì studi, essi lo appresero ad un tratto e ne divennero maestri. Dianzi male e rozzamente parlavano: ed ora le loro parole escono eloquentissime dal petto e tutte infiammate di un fuoco divino: tantochè le moltitudini di qualunque lingua fossero, non solo bene intendevano le loro parole, ma sentivansi per esse trascinate, illuminate, rigenerate, ed il Vangelo del Nazzareno annunziato da questi celesti banditori trionfava delle passioni degli uomini, che fino allora avevano prodotto tante e sì disastrose corruzioni e rovine, ed un nuovo ordine di cose nasceva. Or vedete, o Rev.dē Madri, quanto è potente lo Spirito del Signore? Vedete quali meravigliosi effetti produce in coloro nei quali esso abita! Deh accenda dunque questa riflessione il nostro fervore: raccomandiamoci di cuore a Dio che ci voglia concedere i doni del Santo divino Spirito in questi giorni a lui solenni: preghiamolo che si compiaccia di accogliere come preparazione alla sua venuta, il bene che ci siamo ingegnati di fare nel tempo di questo santo ritiro. Oh noi felici se questo nostro desiderio fosse appagato dalla divina misericordia! Imperocché saremmo sicuri di trovarci al tutto mutati e quasi sollevati sopra la umana condizione. Dove sentiremmo più quelle aridezze di Spirito che sì sovente ci affliggono? dove proveremmo più quelle tepidezze che non di rado ci conducono a trattare con negligenza le opere di Dio? dove risentiremmo più quelle infermità che sono proprie di questa umana natura? dove sperimenteremo più quella debolezza che alcune volte sì ci affligge nelle battaglie dello spirito, nelle tentazioni? Imperocché questo Santo Spirito vivificatore2 non solo infonde scienza e consiglio, ma sì comunica ancora una mirabile fortezza. Vedetelo negli Apostoli. Dianzi erano timidi, erano debolissimi e ad ogni minaccia di pericolo fuggivano; ad ogni difficoltà abbandonavano il loro Maestro; ad ogni lieve urto di tentazione cedevano. Ma vedetegli poiché hanno ricevuto questo dono di fortezza. Vedete come compariscono arditamente avanti alle potenze della terra le più formidabili: loro annunziano con una santa libertà la religione di Gesù Cristo, senza che le minacce dei grandi, il rigore dei supplizi, il timore della morte la più orribile fossero capaci di atterrirgli. Ben lungi di temere la persecuzione e di fuggirla, si stimano felici e sono ripieni di allegrezza, perché sono stati degni di soffrire pel nome di Gesù: “Ibant gaudentes a conspectu concilii quoniam digni habiti sunt pro nomine Iesu contumeliam pati”. Affrontano il furore dei tiranni, vanno incontro ai supplizii e alla morte, trionfano colla loro pazienza dei più crudeli persecutori, confermano col loro sangue la religione che predicano, ed ispirano il loro coraggio a quelli che debbono succedere nel loro ministero. D’onde è venuta, Revdē Madri, questa forza che gli Apostoli hanno fatta comparire per lo stabilimento della religione di Gesù Cristo? Sì è la virtù divina e la possanza dello Spirito Santo, che gli ha sostenuti, è il suo ardore che gli ha animati, fortificati, ed è questo ardore medesimo, questa medesima possanza che ha altresì sostenute schiere innumerevoli di martiri, che camminando sulle tracce degli Apostoli hanno sparso il loro sangue per la gloria di Gesù Cristo e del suo Vangelo. Ecco gli ammirabili effetti che questo divino Spirito ha prodotti nei primi seguaci della sua santa religione e che produrrà anche in noi se con fervore di cuore ci disporremo a festeggiare la sua venuta. Perocché non vogliate dubitare che le operazioni dello Spirito Santo abbiano avuto fine negli Apostoli ed in quegli che gli hanno seguiti nel loro ministero. Questo divino Spirito sì comunica alle anime, che sono ben disposte a riceverlo; egli le illumina con la sua luce, le infiamma co’ suoi ardori, le fortifica con le sue grazie. Egli le illumina comunicando loro i doni di sapienza, d’intelletto, di scienza e di consiglio. Egli le fortifica infondendo loro i doni della fortezza della pietà, del timor di Dio; doni ammirabili che meritano di essere profondamente meditati.
Il dono di sapienza che lo Spirito Santo dà all’anima è una cognizione della vanità delle cose della terra, cognizione che le fa disprezzare i beni fallaci e caduchi, per attaccarsi ai soli beni eterni, che soli ella giudica degni delle sue ricerche e della sua premura. Questo dono di sapienza Salomone lo preferiva a tutte le ricchezze e a tutti [i] regni del mondo: praeposui sapientiam regnis et sedibus, perché trovava in essa tutto ciò che può formare la felicità dell’uomo. Fu questa sapienza che gli fece esclamare: vanitas vanitatum et omnia vanitas. Il dono d’intelletto è una conoscenza dei misteri della fede, di cui lo Spirito Santo istruisce un’anima, in cui egli fa la sua dimora, insegnandole le verità della religione cristiana, e mostrandogli quanto questa cognizione sia necessaria ad adempire i doveri del suo stato e del suo uffizio. Il dono di scienza è un lume soprannaturale che lo Spirito Santo sparge nell’anima del Giusto, che gli insegna l’uso che dee fare delle cose di questo mondo, per non usarle se non secondo il fine che Dio sì è proposto creandole; il qual fine è la sua gloria e la nostra salute. Finalmente il dono di consiglio con cui lo Spirito Santo rischiara l’intelletto, è un giusto discernimento, ch’egli ne fa fare dei mezzi che ci conducono al nostro ultimo fine, per non confondere il bene col male, per saperci determinare nei casi particolari ove conviene operare per distinguere la vera virtù da quella che non è che apparente e non è secondo Dio. Dopo avere illuminato il nostro intelletto su ciò che dobbiamo fare, lo Spirito Santo fortifica la nostra volontà per farcelo eseguire, comunicandoci i doni di fortezza, di pietà e di timor di Dio. Dono di fortezza che c’inalza sopra noi medesimi per farci superare gli ostacoli che s’incontrano nelle vie della salute; che ci fa trionfare delle tentazioni e vincere i nostri nemici; che ci induce a quella santa violenza, che convien farsi per la pratica delle virtù e per guadagnare il regno dei cieli. Dono di fortezza che ci sostiene nelle tribolazioni della vita, le quali ci opprimerebbero col lor peso, senza l’unzione salutare che lo Spirito Santo vi sparge, ma che divengono leggieri per le dolci consolazioni, con cui questo divino Spirito tempera le loro amarezze. Dono di pietà che ci rende soavi e felici gli esercizii della religione, che ci fa adempiere a’nostri doveri a riguardo di Dio e del prossimo; a riguardo di Dio ch’essa ci fa rispettare come nostro padre; a riguardo del prossimo ch’ella ci fa amare come nostro fratello, rendendogli tutti i servigi che da noi dipendono. Dono di timor di Dio che ci ritira e c’impedisce di far cosa alcuna che possa dispiacergli; che ci fa riguardare il peccato come il più gran male che ci possa accadere. Con questo timore di Dio noi ci solleviamo al di sopra dei rispetti umani, noi disprezziamo le minacce degli uomini che possono perdere i nostri corpi, ma non già le anime nostre.
Or ecco la copia delle preziose ricchezze che a noi sono promesse, o Rev.dē Madri. Conoscete di qui con che cuore ci dobbiamo accostare alla grande Solennità che tra breve vedremo celebrarsi dalla Chiesa. Sì lo Spirito Santo abita in voi, o Dilettissime nel Signore: ma chi può mai ripromettersi di averne la pienezza dei doni? potete voi forse crederlo? nò; perocché allora la vostra santità sarebbe compiuta né altro vi rimarrebbe che spiccare il volo al Cielo. Dunque anche voi dovete invocare la infusione di questi doni e invocarla in quella maggior copia che alla divina bontà piacerà di concedervi. Sopra tutto invocatela perciò che riguarda il consiglio e la fortezza a fine di eludere le sottili arti del Demonio che alcuna volta potrebbe anche tentare d’ingannarvi con sembianza di bene. Non bisogna sbigottirci delle tentazioni. Ma bisogna però conoscerle e questo non crediate che sia così facile. Facile si è l’accorgersi di esse allorché il demonio ci fa guerra aperta sospigendoci ad infrangere le più fondamentali leggi di Dio; ma allorché egli si presenta sotto mentite sembianze, oh allora non sarebbe gran fatto da maravigliare se riuscisse a ingannarvi. E non si legge forse anche dei Santi che ebbero alcuna volta a restar presi a quelle sottili insidie? E non giunse forse alcuna volta il demonio a mascherarsi da angiolo di luce? Pur troppo. E’3 qui appunto dove maggiore si trova il vostro pericolo; qui appunto è dove dovete con più fervore invocare i doni del Santo divino Spirito e sopra tutto, com’io vi diceva, il consiglio e la fortezza. Ed oh4 voglia Dio esaudire i nostri voti, ed i miei specialmente che più di voi, o Rev. de Madri, ho bisogno della divina assistenza.
O Santo Spirito tu vedi come tutto oggi nella gran famiglia sociale e in tante delle particolari domestiche famiglie, tutto è disordinato, profanato, sconvolto dallo spirito del male, che per nostra colpa si è fatto sì potente! Tu vedi come tutto è infermo, tutto agghiacciato, tutto colpito di sterilità, d’infecondità: tu vedi come sotto il soffio desolatore di questo spirito maledetto soffriamo; come tanti, disconoscendo la vera causa del loro soffrire, si abbandonano a ogni eccesso, e come non pochi disperati si troncano anche la vita, credendo, ciechi e stolti, por termine ai patimenti, che vanno invece a incontrare terribili ed eterni. Deh! tu spirito creatore, Spirito restauratore, fa’sentir potente il tuo soffio di vita e di ristoramento in questa guasta società umana che senza te va a disfarsi irreparabilmente. Oh! ascolta Spirito Amore, il nostro gemito, la nostra preghiera.
O Spirito di Dio, che informi e informerai sempre la Chiesa, o Vita che le fosti donata per non essere mai più ritolta, noi nulla mai potremo senza la tua potente virtù. Discendi però nei nostri cuori, gli riempi dei tuoi santi carismi; finisci di formare in noi Gesù Cristo, d’imprimere in noi i suoi misteri, di applicarcene i meriti, la grazia, la virtù, di farci amare la sua croce, i suoi documenti: sii tu l’anima dell’anima nostra, la vita della nostra vita, lo spirito del nostro spirito: sii tu in noi l’unzione che ci consacri a Dio, il suggello ond’Egli c’impronti come cosa sua, il pegno dei beni che ci ha promesso. Sii tu la nostra luce nel pellegrinaggio, la nostra forza nel combattimento, il nostro cuore nella sperata vittoria.
1 Le grega
2 Le vificatore
3 Le E
4 Le ho