Professione
Dai Discorsi del Servo del Dio Didaco Bessi
Sollevate il cuore a Dio, Figlie Dilettissime, e rendete alla sua infinita bontà degne grazie del privilegio grande ch’egli vi ha largito, e dell’onore a cui vi ha chiamate. Già da molto tempo questa divina chiamata si era fatta sentire nel vostro cuore, e voi fedeli, non foste tarde a seguirla. Abbandonaste il mondo, e come la Sposa dei cantici “Quaeram quem diligit anima mea”: e quà veniste, in questo sacro asilo, e qui foste ornate dei vestimenti del vostro Sposo, e poteste dire: sub umbra illius, quem desideraveram sedi; et fructus ejus dulcis gutturi meo. Bello e lieto giorno fu quello per voi. Eppure non faceste in esso che un primo passo verso quella dignità a cui eravate chiamate.
Vi furono date le insegne dello Sposo, ma spose vere non eravate ancora. Poteva solo convenirvi il titolo di spose promesse. Infatti non peranco eravate state condotte dinanzi al santo Altare a stringere il nodo delle mistiche sponsalizie. Oggi sì che voi potrete veramente gloriarvi di essere spose di Gesù. Qual grazia, Figlie mie, quale onore! qual debito di ringraziamento al vostro diletto, che oggi veramente si dà tutto a voi, e voi tutte a lui, con intima e sublime unione. Dilectusmeus mihi et ego illi. Voi oggi sarete fatte del coro delle Vergini spose, che, secondo l’espressione di S.Cipriano, sono il più bel fiore del giardino della Chiesa flos ecclesiastici germinis, la gemma onorevole e preziosa della grazia divina, decus et ornamentum gratiae spiritalis; un sorriso di natura, laeta indoles, un lavoro di perfetta e purissima lode, laudis et honoris opus integrum atque incorruptum, finalmente una immagine di Dio che ben risponde alla immagine di nostro Signore, Dei imago respondens ad sanctimoniam Domini.
Fermiamoci un poco, figlie mie, a queste ultime gravissime parole. Che cosa vuol dire essere Sposa di Gesù? Lo so: questa considerazione voi l’avete già fatta. Ma bisogna farla sempre, ed oggi specialmente è mestieri che ve la stampiate indelebilmente nel cuore, acciò inebbriate dall’onore del grado acquistato, non abbiate a perder di vista il peso dei doveri ch’esso vi porta. Essere sposa di Gesù vuol dire aver promesso di ricopiare in sé la immagine di Gesù in un grado di perfezione eminente sopra tutti. Non è dubbio: ogni cristiano ha da ricopiare quella divina immagine: ogni cristiano dee seguire quei divini passi, se vuol pervenire alla salute. Ma Gesù, a riguardo della nostra infermità, ha posto in ciò una misura e ha detto: se volete salvarvi osservate i miei comandamenti. Questa è legge universale inflessibile. Ma ha soggiunto ancora: se poi volete maggior grazia, allora eccovi i miei consigli: spogliatevi di tutto, abbandonate il mondo e ciò che al mondo più diletta, e seguitemi. Questa non è legge universale: ma è soltanto per que’ pochi eletti, ai quali fa grazia di chiamarli per questa via privilegiata e più sublime. Tale è stata la vostra vocazione, Figlie Dilettissime, questa singolare grazia è stata impartita anche a voi come a dilette di Gesù. E però vi ho parlato di onore e di dignità. Ma vi bisogna considerare ciò che in questa vocazione avete promesso. Voi avete promesso di pervenire alla vita non per la via comune, ma per una via alta e sublime. Se prendeste la via comune scadereste dalla vostra dignità, vi perdereste1. La via vostra è di seguire vicino vicino i passi di Gesù, e di ricopiarlo in voi perfettamente. Voi insomma dovete aver dinanzi continuamente quell’esemplare. Ho detto che dovete seguire i passi di Gesù, ma però senza sforzo, senza affanno, senza asprezza, ma sì soavemente e con santa allegrezza. S.Francesco di Sales nulla più rigettava, che l’affannamento, e l’arcigna tenebrosità nel divino servizio; nulla più raccomandava che la soave e serena libertà e allegrezza dello spirito. Il vestimento della sposa di Gesù Cristo non vuol essere una cappa di piombo. Come potreste camminare nella vostra via regolare, ariosa, serena2, aprica che va verso le alture amenissime del monte santo di Dio? Come potreste ripetere, come dovete, laetantes ibimus, laetantes ibimus, con addosso quel vestimento uggioso, ghiacciato, opprimente? La vostra veste è candidissima, è veste festiva è veste di gloria. Ricordatelo. E tal’è veramente per voi, figlie mie. Però sempre, e massime in questo giorno, che professate il Terz’Ordine Domenicano3, il vostro cuore è ripieno di gaudio, il vostro spirito brilla di soave allegrezza, perché veramente siete fedeli allo spirito della vostra vocazione. Così vi mantenga Iddio, così anzi vi faccia crescere e vi conduca allegramente su per le gioconde e serene pendici del monte Santo, finchè sulla beata sua cima, non siate ricevute trionfalmente nel talamo eternale.
[E perché la vostra fedeltà a Gesù Cristo si mantenga sempre la stessa, come nell’odierno giorno, e non vengano mai meno in cuor vostro le salutari promesse, ricorrete all’aiuto di Maria Santissima, a quella Madre divina che dopo aver praticate le virtù più esimie, e seguito costantemente l’unigenito suo Figlio dal Presepio al Calvario, fu assunta in Cielo, ed ivi coronata dall’augustissima Triade qual suprema regina di tutti i Santi, e dominatrice di tutti i regni della terra.]4
Intanto la grazia e la pace del Padre del Figliuolo e del Santo Spirito riempiano i vostri cuori e sollevino la vostra mente alle cose celesti. E così sia.
1 I vi perdereste.
2 I serena
3 A fate i vostri voti
4 […] Testo inserito in una successiva utilizzazione del discorso